6) ARIBERTO (?)
7) LOTARIO (?)
8) VOLFRANCO (?)
Questi tre vescovi vengono riportati anche da F. Ughello, oltre che dai nostri storici locali.
Il Piloni ed il ms. anonimo della Biblioteca Gregoriana, celi presentano senza alcun riferimento al tempo in cui sarebbero vissuti: e neppure sono stati in grado di poterci illuminare se fossero stati di pura Fede cattolica, oppure aderenti all'eresia ariana. In questo secondo caso, essi potrebbero essere stati vescovi contemporaneamente ad altri vescovi cattolici.
Nominativi eguali vengono riportati anche dal P. B. Gams, ma collocati in secoli posteriori, con una qualche indicazione del tempo in cui sarebbero vissuti.
Forse potrebbero essere le medesime persone riportate ai numeri 6, 7, 8; ma potrebbe anche trattarsi di personaggi del tutto differenti, anche se omonimi.
Alle prese con tante incertezze il Piloni scrive: «che il nostro Belluno patì nello spazio di questi 70 anni grandissimi travagli, rovina e morte, ora da Goti, ora da Francesi, da Alemanni e da Greci do-minato. Erano i Goti dell'Ariana setta, e pertanto ebbe la Chiesa ad un medesimo tempo doi Episcopi l'un Cattolico e l'altro Arriano.
Furono Episcopi Bellunesi Arriberto, Lotario, Volfranco, Felice e Giovanni: ma qual fosse il Cattolico (oltre il Felice) e qual Arriano io non ho in alcun loco ritrovato». (Piloni, pag. 86).
Anche un manoscritto anonimo, senza numerazione di pagine, della Biblioteca Gregoriana «Fondo da Borso», riporta una simile giustificazione: «Quivi rimane una lacuna di tempo su cui non ritroviamo memoria di nessun vescovo ... Siccome però sappiamo che dominando anche l'Ariana eresia, protetta da Costanzo e da alcuni altri imperatori, le Chiese erano in questo tempo molto agitate, e gli Ariani cancellavano i vescovi cattolici dai «Dittici», e a loro volta i Cattolici purgavano i «Dittici» dei nomi dei vescovi Ariani, cosi è probabile che a tali cancellature, fra le altre cause, debba ascriversi la totale ignoranza in cui siamo sino del nome di questi vescovi».
I «Dittici» in oggetto, venivano adoperati durante le celebrazioni eucaristiche ed erano «delle tavolette speciali sopra cui si scrivevano i nomi dei vescovi che avevano governata la chiesa; ovvero se ne teneva memoria per la santità dei loro costumi»...
«Togliere il nome dai «Dittici» equivaleva ad una scomunica...»;
«Gli scismatici soprattutto avevano gran cura di togliere dai loro «Dittici» quelli che contrariavano alla loro dottrina, e soprattutto i vescovi che avevano mostrato zelo per combatterli: i morti stessi non erano eccettuati da questa riprovazione. La Chiesa cattolica dovette usare di questa misura rispetto a quelli che si mostrarono ribelli alla sua autorità». (Cfr. Enciclopedia Ecclesiatica - Tasso, vol. 3, pagg. 231 e 232).
...... San Giovanni Crisostomo scrisse una lettera al patriarca di Aquileia Cromazio, per informarlo della persecuzione che i vescovi di Oriente muovevano contro la sua persona.
«Dette di ciò notizia il Patriarcha all'Episcopo Bellunese et altri suoi suffraganei, acciò pregassero Iddio per la sua Chiesa tanto travagliata». (Cfr. Piloni, pag. 70).
Potrebbe essere un indizio che anche verso l'anno 400 la chiesa bellunese aveva il suo vescovo.
...... «Scrisse in questi giorni Papa Leone (440-461) a Niceta Patriarcha di Aquileia (che le donne, le quali erano la seconda volta maritate, credendo il suo primo marito essere in queste guerre morto, fossero levate al secondo marito e restituite al primo). De che fu dato avviso all'Episcopo di Belluno,,. (Cfr. Piloni, pag. 78).
Potrebbe essere un indizio della presenza di un vescovo in Belluno anche al tempo di Attila che seminò distruzione e morte anche nelle nostre contrade.
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