5
gennaio
Fiducia
Tira
un vento a cui ben pochi di noi erano abituati e la terra, simbolo di stabilità,
si presenta davanti ai consumi ed al suo inquinamento progressivo come incapace
di contenerci e nutrirci.
La
Chiesa stessa - città sul monte, àncora di salvezza, torre
inespugnabile, sicurissimo vascello ‑ appare ai timidi ed agli sprovveduti
come incapace di trasmetterci quella sicurezza a cui eravamo abituati e che
faceva il conforto e la fiducia di chi non aveva nessuna voglia di assumersi
personali responsabilità.
La
paura abita la città.
La
paura abita la Chiesa.
Che
la città abbia paura non mi stupisce: è cosa naturale sotto il dilagare della
delinquenza e la temerarietà dei terroristi e dei rapinatori.
A
me fa pena la paura della Chiesa perché è il triste segno della nostra carenza
di fede nel Cristo risuscitato dai morti, nel Cristo re della storia.
Niente
paura quindi se qualcosa cambierà.
E
cambierà in senso giusto.
Ciò
che mi dà questa certezza è che da quando il Concilio ha canonizzato il
primato della parola di Dio e le comunità si sono abituate ad interrogarsi sul
Vangelo, il terreno gelato delle istituzioni si è liquefatto sotto l'azione del
calore dello Spirito.
Si
formano ovunque piccole comunità di preghiera che vogliono essere Chiesa e
rivivono la Cena del Signore con gaudio e dolcezza nello spirito.
Ovunque
si parla di liberazione degli oppressi, di servizio, di impegno, di povertà, di
amore.
Sì,
è il Vangelo che batte alle porte.
Dio non ha abbandonato il suo popolo.