domenica  4 febbraio 2018
 

LA CISTERNA SCREPOLATA

 

Erano due cisterne a distanza di qualche decina di metri. Si guar­davano e, qualche volta, facevano un po' di conversazione.

Erano molto diverse.

La prima cisterna era perfetta. Le pietre che la formavano erano salde e ben compaginate. A tenuta stagna. Non una goccia della pre­ziosa acqua era mai stata persa per causa sua.

La seconda presentava invece fenditure, come delle ferite, dalle quali sfuggivano rivoletti d'acqua.

La prima, fiera e superba della sua perfezione, si stagliava netta­mente. Solo qualche insetto osava avvicinarsi o qualche uccello.

L'altra era coperta di arbusti fioriti, convolvoli e more, che si dis­setavano all'acqua che usciva dalle sue screpolature. Gli insetti ron­48

zavano continuamente intorno a lei e gli uccelli facevano il nido sui bordi.

Non era perfetta, ma si sentiva tanto tanto felice.

 

Abbiamo bisogno di credere nella perfezione e di avere il coraggio dell'imperfezione. Viviamo in un mondo in cui la perfezione si con­fonde con lo sforzo per essere «superiori», «i primi», «essere al centro», «essere qualcuno». L'unica perfezione è l'amore. Soltanto così è possi­bile comprendere le parole di Gesù: «Siate perfetti com'è perfetto il Pa­dre vostro celeste» (Matteo 5,48) che vengono dopo le beatitudini dei poveri, di quelli che piangono, dei miti, di quelli che hanno fame e se­te di giustizia, dei misericordiosi, dei puri di cuore, dei pacificatori e dei perseguitati (ingiustamente) a causa della giustizia.

Chi vive a braccia aperte, di solito, non fa carriera, ma trova tanta gente da abbracciare.

 
 
 

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