DON LIVIO: un’esperienza di vita missionaria… 

Nell’ultimo incontro del Gruppo Missionario abbiamo avuto la gioia di avere tra di noi don Livio Piccolin, sacerdote diocesano che da molti anni vive in Brasile e dal 1989 nella diocesi di Paulo Afonso nel nord-est del paese.

Don Livio ci ha parlato di queste sua esperienza ed io voglio riproporvela attraverso l’ultima lettera che lui ha scritto ai molti amici di qua.

…“Fra alcuni mesi terminerò il mio lavoro qui nella Parrocchia di Gloria. In questi 11 anni cosa ho fatto? Rimarrà qualcosa dopo tanto correre e affannarsi? Cosa avrà significato la mia presenza in questa parrocchia del Sertao dove la violenza pare sempre avere ragione, dove il denaro vale più della coscienza, dove il piú forte si sente in diritto di uccidere e maltrattare il più debole?

Un prete italiano qualche anno fa, incontrandomi dopo le elezioni comunali in cui insieme alle suore e animatori, avevo appoggiato il partito dei lavoratori, battuto non per molto, ironicamente mi disse " tu sei destinato alle sconfitte, eh!". Pare di si, sono quasi sempre dalla parte degli sconfitti, dalla parte sbagliata, secondo questo amico.

Mi sono sempre preoccupato con i "reassentados": sono famiglie che vivevano sulle rive del Rio San Francisco e che per la costruzione della diga di Itaparica hanno dovuto abbandonare terre produttive e casa per abitare in villaggi rurali (agrovilas) con la promessa di avere lotti irrigati dopo due anni dal trasferimento. Risultato: sono 12 anni e mezzo che vivono nelle agrovilas, i lotti non sono stati consegnati e di irrigazione nessun segno. Da due anni una Commissione governativa sta convincendo i reassentados a ricevere una compensazione di 45 milioni e che se ne vadano. Su 400 famiglie, 200 hanno ricevuto questa miseria per essere nuovi "senza terra" e “senza casa", 200 famiglie resistono.

In Parrocchia ci sono 3 popoli indigeni. I Pankararés, circa 800 persone, vivono in una delle regioni piú fertili del Comune insieme a circa 1.700 contadini e piccoli allevatori.

Sono famiglie tutte discendenti dallo stesso ceppo. Unica differenza è questa: che una parte si riconosce India e vuole conservare le tradizioni indigene, e l’altra parte, la maggioranza, si sono integrati alla vita del Sertao.

Questa situazione sta creando problemi di convivenza che speriamo non sfocino in lotte e violenze.

E ci sono altre sconfitte che solo ricordo brevemente: la radio comunitaria chiusa quasi da due anni per motivi politici (denuncia del Sindaco attuale); il Sindaco precedente é riuscito a terminare il mandato nonostante comprovate denunce di corruzione; la già ricordata sconfitta del Partito dei Lavoratori, appoggiato dalla Parrocchia, nelle elezioni comunali del '96, risultato determinato da 1.200 elettori provenienti da fuori del Comune. Un sapore di sconfitta ha anche il fatto che in dicembre del '98 ci era stata rubata la D 20, una camionetta che serviva per gli incontri e per portare i giovani ad assistere alle sessioni del Consiglio comunale per vedere i nostri legislatori in azione. In questi mesi abbiamo saputo che questo é successo per punizione perché nel ’95, la Chiesa si è mossa per l’imprigionamento di due capi di uno squadrone della morte che agiva  nella regione e come avviso perché si lascino lavorare in pace due gruppi implicati in traffico di droga e in assalti.

Paiono le lamentazioni di Geremia, ma non mi sento uno sconfitto non sono triste né amareggiato. Sono molti i momenti di gioia e di pace. Sentirsi uniti con i semplici, sentirsi Chiesa che si fa carico degli ultimi.

In occasione dell'entrata in Diocesi di  Dom Esmeraldo, nuovo vescovo di Paulo Afonso, ci siamo ritrovati per due giorni i preti di Belluno e Feltre che lavorano nel Nordest e Ecuador con Don Aldo Giazzon. Si manifestava preoccupazione per la violenza, per la corruzione, per l'indifferenza e  cinismo con cui i politici trattano la gente, per l'economia dettata dai paesi ricchi che è responsabile per la non vita di milioni di persone che vivono nell'emisfero sud.

Ma c'é ancora tanto entusiasmo e volontà di essere fedeli a Gesù Cristo e alla massa di esclusi di questo mondo globalizzato. E se il quadro generale é tenebroso, abbiamo trovato tante piccole luci che danno speranza nella condivisione di vita con i poveri, ci sono persone, soprattutto giovani, che scoprono nel Vangelo il senso della vita e di conseguenza mettono la difesa della vita come proprio obiettivo e scelgono l'essere al posto dell’avere, l’essenziale al posto dell’apparenza.

In quest'ultimo mese si sono svolti i processi di un civile e di un sergente della polizia, due uomini chiave dello squadrone della morte che agiva nella regione negli anni ‘85‑‘95. Sono stati arrestati nel '95 per l'uccisione di due giovani della mia parrocchia e condannati grazie alla coraggiosa testimonianza di un uomo.

Solo un particolare: tutta la famiglia del testimone principale ha dovuto abbandonare casa e terra per evidenti motivi. Questa condanna aiuterà la gente a credere che, alle volte, anche la giustizia umana funziona e che vale la pena denunciare e rischiare qualcosa per costruire una società differente superando il costume del “non so niente, non ho visto niente, non ho sentito niente".

La denuncia per il cambiamento non é venuta dalle autorità locali che sapevano delle tante morti atroci, non é venuta dalla società bene di Paulo Afonso, non è venuta dai cittadini dI Paulo Afonso che hanno assistito a omicidi barbari alla luce del giorno, ma che sono stati soffocati dalla paura. E venuta da gente semplice della campagna aiutata da una chiesa attenta alla vita e che ha trovato finalmente promotori e giudici preoccupati con la giustizia. Si avverano le parole di Maria nel Magnificat: “…perché il Potente disperde i superbi coi disegni del loro cuore, rovescia dal trono i potenti e innalza gli umili; riempie di bene gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote".

Non tutti i giorni puoi fare questa esperienza di vedere come si realizza il Vangelo, ma quando la fai, hai forza sufficiente, per affrontare tante apparenti sconfitte e alzarti “perché la strada da fare è ancora molta”. (I RE 19,7)

 

Grazie don Livio per la tua vita spesa e condivisa soprattutto con i più poveri, per questa tua testimonianza di fedeltà al Vangelo che sicuramente sarà di stimolo per tutti noi.

 Giovanna T.

 

indice del bollettino MARZO 2001