Destinazione cresima

I 20 dello Spirito Santo. Non basta conoscere, serve l’amore. Questa una delle conclusioni chiave a cui i ragazzi di seconda e terza media sono giunti durante il ritiro di preparazione alla cresima, ritiro tenutosi a S. Marco d’Auronzo il primo maggio scorso.

In altri termini, non basta prepararsi “didatticamente” alla cresima, imparare ciò che “bisognerebbe fare”, come “bisognerebbe essere”. Da questo punto di vista la cresima può apparire soltanto come un traguardo, oltre il quale non vale la pena di proseguire. Nel contempo, la cresima non è una tappa oltre la quale tutto improvvisamente cambia, senza alcuno sforzo: serve l’impegno, un impegno costante e convinto, da parte dei ragazzi, come da parte di tutti noi. E’ un impegno, infatti, che va portato avanti per tutta la vita, in un continuo processo di maturazione.

Ma cos’è questo amore di cui si parlava prima? Amore è la disponibilità a mettersi in gioco totalmente, a rinunciare alle nostre esigenze in vista di qualcosa di più importante. Amore è non aspettare che siano sempre gli altri a proporci qualcosa, ma essere noi i primi ad assumerci una responsabilità e ad essere disposti a donare qualcosa del nostro tempo e dei nostri talenti. I talenti, sui quali i ragazzi hanno riflettuto durante una pausa di “meditazione”, il cosiddetto deserto, e che sono diventati spunto per un impegno che ciascuno di loro ha assunto dinanzi agli altri, col proposito di portarlo avanti con costanza e forza d’animo.

La cresima non è qualcosa di astratto. La cresima è un impegno concreto di crescita, un impegno che può estendersi a un qualsiasi aspetto della nostra vita. Lo hanno testimoniato don Claudio, i catechisti Daniela e Gigi, e noi giovani – Andrea, Isa e io.

E un primo impegno concreto, ragazzi, è quello di non lasciare che le circostanze vi disperdano: l’esortazione è a voler realizzare un gruppo che resista anche quando questo momento di aggregazione sarà passato. Per non restare soli, dopo tanti buoni propositi.

 Francesca Busetti

 
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