Conoscere qualcosa sulla CROCE

La croce è tracciata sulle persone

 

 Per i cristiani ogni atto liturgico, ogni pio esercizio comincia con l'espressione: «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito» accompagnata dal segno della croce. La mano tocca la fronte (i pensieri), il cuore (gli affetti), le spalle (le fatiche, il lavoro). La croce avvolge tutto, salva l'uomo intero. E un invito che chiama in causa il Dio‑Tripersonale. Mai come sulla croce, la Trinità si è esposta, manifestata, donata. Dio, tramite Gesù, ha veramente abbracciato il mondo.

 Questo segno è anche a conclusione di ogni rito. Si afferma quindi che la croce è principio, fondamento, ma anche termine, meta. Vedremo faccia a faccia quelle ire Divine Persone che ora invochiamo. Il segno della croce accompagna le varie fasi della vita dei discepoli, dei «risorti».

Se passiamo in rassegna i Sacramenti, noi possiamo scoprire la Pasqua come iride dai sette colori.

La croce è accoglienza e maternità quando è tracciata sulla fronte del battezzando. il gesto è fatto dal prete, dai genitori, dai padrini. Qui la croce è anche segno di identità e tutela. Vogliamo, come Chiesa madre, generare dei figli a Dio. La croce è sigillo di un'appartenenza nella Cresima. Per questo il vescovo intinge nel sacro crisma l'estremità del pollice e traccia con esso il segno di Cristo sulla fronte del candidato. La croce è annuncio di riconciliazione nella Confessione. Il prete stende la mano destra sul capo del penitente; proclama la Pasqua e l'effusione dello Spirito e poi traccia la croce. La croce è medicina nell'Unzione degli infermi. La Chiesa ripete su di loro i gesti di Gesù. Esprime la sua maternità. La croce è sigillo di alleanza tra gli sposi nello scambio degli anelli. Rivela loro la presenza dello Sposo che, in vita ed in morte, è fedele alla sua Chiesa.

La croce viene tracciata sulle cose

 

Mille sono le occasioni in cui la croce è tracciata sulle cose. Ce le ricorda il benedizionario. E’ come dire: «Tutto è stato creato dal Cristo e in vista di lui». Tutto è nostro; noi siamo di Cristo; Cristo è del Padre. Ogni cosa diventa in lui vita. Il Cristo viene prima di ogni realtà del cosmo e di ogni creatura (animata o inanimata).

Quel segno converte e modifica noi, non l'oggetto. Ci aiuta a dire grazie. Non conferisce un potere taumaturgico alle cose. Ci fa sentire la presenza, la tenerezza del Padre di tutte le grazie. Ci fa scoprire che nulla possediamo, ma tutto ci viene regalato dall'alto. Ci rivela che ogni bene va condiviso tra gli uomini.

il segno della croce è collegato talvolta con l'imposizione delle mani. Si intende invocare lo Spirito. Esso sgorga dal cuore trafitto di Cristo (cf. Gv 19,34). Talvolta il Segno della croce è intimamente connesso al segno dell'acqua. Il cuore di Cristo è nuovo tempio, dal suo lato destro esce sangue ed acqua. Ogni realtà che viene inondata da quest'acqua riceve la vita. La benedizione delle case è, in questo senso, esemplare. La Pasqua entra negli ambienti ove gli uomini abitano. Li rende capaci, in forza dell'invocazione dello Spirito, di portare poi la loro croce.

Le benedizioni quindi non mutano il cosmo, non placano le sue forze scatenate. Non mettono in fuga le malattie.

Non ci rendono più semplice né la vita né la storia. Fanno memoria di un amore fecondo e rigenerante. Ci indicano che sta li la radice di ogni «vittoria». Ci invitano ad assumere anche noi la fatica dei fallimenti.

Il segreto delle cose e del mondo è rivelato dall'Eucaristia. Chi presiede stende le mani, invoca lo Spirito; pane e vino diventano Corpo e Sangue di Cristo. il «passaggio» non è indolore. C'è di mezzo il segno della croce. Le realtà della terra, la fatica dell'uomo (espressa nel pane e nel vino) diventano il Cristo, ma tramite il «perdere la vita» del Figlio di Dio.

Chi trasforma l'universo è l'amore, quello che lega Gesù al Padre, lo Spirito.

Il segno della croce

 

  Facciamo il segno della croce. «Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba significare. No, un segno della croce giusto, cioè lento, ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Senti come esso ti abbraccia tutto? Raccogliti dunque bene; raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto l'animo tuo, mentre esso si dispiega dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, corpo e anima; ti raccoglie, ti consacra, ti santifica. Perché? Perché è il segno della totalità ed è il segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce, Egli santifica l'uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere. Perciò lo facciamo prima della preghiera, affinché esso ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera affinché rimanga qui in noi quello che Dio ci ha donato. Nella tentazione, perché ci irrobustisca. Nel pericolo, perché ci protegga. Nell'atto della benedizione, perché la pienezza della vita divina penetri nell'anima e vi renda feconda e consacri ogni cosa. Pensa quanto spesso fai il segno della croce. t il segno più santo che ci sia. Fallo bene: lento, ampio, consapevole. Allora esso abbraccia tutto l'essere tuo, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e sentimento, agire e patire, e tutto diviene irrobustito, segnato, consacrato nella forza di Cristo, nel nome del Dio uno e trino»

(Romano Guardini).

portami in cielo

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